di Margherita Bandini


Bella Livorno: città di spiriti liberi, così eterogenea da far girare la testa.
Amedeo Modigliani, uno di questi, nasce il 12 luglio del 1884 in Via Roma 38 da una fami- glia ebraica ed inizia il suo percorso verso il successo subito nel 1906 quando si trasferisce nell’allora particolarmente all’avanguardia Parigi, conoscendo e frequentando i migliori artisti del tempo.

Modigliani rivoluzionario: non abbraccia i movimenti in voga del tempo, anche se ne viene influenzato e ad essi si rapporta, ma sviluppa uno stile che nessun altro aveva. Le modelle facevano la fila per farsi ri- trarre da lui, affermando che farsi dipingere da Modì era come “farsi spogliare l’anima”.

Morirà il 24 gennaio 1920 a Parigi, a soli 35 anni. Nonostante abbia vissuto prevalentemente a Parigi e lì sia anche sepolto, Modì è tutto orgoglio livornese, e proprio qui, nella sua città, è stata organizzata la mostra “Modigliani e l’avventura di Montparnasse. Capolavori dalle collezioni Netter e Alexandre”, per i 100 anni dalla sua scomparsa. Inaugurata il 6 novembre con un vernissage a cui anche il Presidente ed il Vicepresidente della Socrem hanno partecipato, rimarrà aperta fino al 16 febbraio 2020.
Si tratta della possibilità di godere della vista di 14 dipinti e 12 disegni di Modigliani raramente esposti al pubblico, una sfida per il nostro Comune che in tempi rapidissimi non solo l’ha allestita ma ha anche recuperato tutti gli spazi circostanti, in modo da inserire il Museo in una cornice adatta al prestigio e al valore delle opere esposte. Un modo per rivalorizzare la figura di questo grande artista, straordinariamente all’avanguardia per i suoi tempi, che non è stato accolto con il giusto e doveroso rispetto la prima volta che Livorno aprì le porte a una sua mostra.
Questa mostra ha diversi scopi, dunque: abbracciare

il ricordo di Modì esponendo opere altrimenti difficili da ammirare, rivalorizzare il territorio aumentandone l’interesse culturale; dare una seconda possibilità a noi livornesi per dimostrare che siamo in grado di accogliere un evento di tal caratura senza bisogno di replicare la “beffa del 1984”.
Un punto di vista che, mi permetterei di dire, sembra essere abbracciato anche dall’assessore alla cultura Simone Lenzi, quando dice: “La mostra serve a riallacciare un rapporto con la figura di Modigliani. Livorno è la città natale di Dedo e non è un caso. La città è rimasta negli occhi e nel cuore del grande pittore. La mostra servirà da innesco al volano economico alla città, che negli ultimi anni si è chiusa in se stessa. Noi livornesi dobbiamo cambiare la percezione che abbiamo di noi stessi e aprirci a sviluppi virtuosi che si traducano in guadagno economico e arricchimento culturale”.

Sarebbe opportuno che i livornesi, anche quelli più giovani, cresciuti stoicamente a pane e leggende, conoscano Modì per la persona e l’artista che era, per la passione tutta pregna di salmastro che muoveva le sue mani e il suo cuore, piuttosto che per una bravata che, attraverso lo scimmiottamento del suo spirito di avanguardia, volle mettere in ridicolo il mondo dei critici d’arte. Nell’ottica di rivalorizzare la città, di rinfrescarla nelle vesti e donarle volti sempre più nuovi e d’avanguardia stilistica, il Collettivo MuraLi, progetto di Street Art, ha avanzato la proposta della creazione di un murales in Via Roma a pochi passi dal- la casa natale di Modigliani che è stata accolta dall’assessore alla cultura Simone Lenzi e finanziata proprio dalla So.Crem. Ancora una volta, da parte nostra, una scelta che valorizza le capacità e le tendenze artisti- che delle giovani generazioni e che insieme rende più bella, luminosa e salmastrosa la nostra Livorno.

L’opera è stata realizzata dall’artista parigino Arnaud Liard e si intitola “L’Ame de Montparnasse”, luogo in cui Dedo si è artisticamente liberato dalle sue catene ed espresso nella maniera in cui lo conosciamo oggi. È un ulteriore collegamento tra le sue radici e il principale luogo in cui ha vissuto per gran parte della sua vita e viene realizzato seguendo un’onda nuova e tutta contemporanea. L’opera prende spunto da una delle pochissime fotografie di Modigliani in nostro possesso, rivisitata dal genio di Liard in un ritratto insieme astratto ed iperreale, che si staglia sopra ad un romantico frammento di vita di Montparnasse.

La So.Crem ha l’onore di essere la principale sostentatrice di quest’opera, avendo appoggiato fin da subito l’ideale e la scelta artistica proposta e partecipando con gioia alla sua nascita e creazione.

Pertanto abbiamo voluto conoscere personalmente Arnaud e intervistarlo, per capire meglio quali fosse- ro le sue impressioni e le motivazioni alla base delle sue scelte stilistiche e artistiche per questo lavoro. Si è dimostrato un’affabilissima persona di grande disponibilità, accettando questo colloquio che abbiamo sviluppato via mail, prima del suo arrivo a Livorno, francese scolastico da una parte e italiano un po’ smozzicato dall’altra. Ci scusiamo se in qualche punto l’interpretazione del suo pensiero non è stata corretta.

Perché questo titolo, “l’Ame de Montparnasse”?

Il titolo mi è venuto molto facilmente. Devo dire che il mio lavoro è sempre fortemente influenzato dal tema della città. Alla proposta di realizzare questo omaggio a Modigliani, per me è stato naturale esprimere nel titolo quest’idea di città, attraverso il quartiere di Montparnasse, dove ancora oggi avvertiamo la presenza dello spirito di Modigliani.

Iperrealismo dell’immagine e astrattismo dello sfondo: perché questa scelta stilistica e come sei riuscito ad armonizzare l’insieme?
Realismo e astrattismo sono due pilastri delle mie ricerche. Il mio lavoro figurativo deriva dalle fotografie che scatto durante i miei viaggi nelle diverse città del mondo. Per questo progetto, ovviamente mi è stato impossibile seguire questo processo. Anche se sono io che ho selezionato l’immagine, ho dovuto utilizzare foto eseguite da altri. Gli elementi astratti mi permettono di integrare nella composizione una parte di “me”, di equilibrare l’opera e soprattutto di ricollocare nella nostra epoca questo ritratto, che deriva da una foto di un centinaio di anni fa.

Quali emozioni, considerazioni, riflessioni su di lui ti hanno portato a realizzare quest’opera?
Difficile passare con indifferenza davanti alle sue opere. Benché la mia arte derivi dal graffito, mi sono sempre interessato a tutte le correnti pittoriche. La radicalità, la forza e l’energia del suo lavoro sono sconvolgenti. Io inizialmente ho avvertito una certa estraneità. Quest’opera mi ha fatto uscire dalla mia zona di ricerca abituale. Non dipingo che molto raramente dei ritratti, il mio soggetto favorito è prima di tutto l’azione dell’uomo nell’ambiente che lo circonda, cerco di non avere dei volti nelle mie composizioni. Visto il murale realizzato, possiamo tranquilla- mente affermare che le emozioni sono arrivate e che Arnaud è riuscito a trasferirle nella sua opera e nel nostro cuore. Modì vive in un’epoca artistica che fa da ponte tra l’arte moderna a quella contemporanea. E la contemporanea è un’arte che senza una spiega- zione non sempre si riesce a decifrare, perché è simbolica, didascalica, metaforica, specchio dei tempi dell’artista, del suo sentire e del racconto personale del suo spaccato di vita e di una società in continua evoluzione e rivoluzione. Sarà questa l’occasione per provare ad ottenere la giusta chiave di lettura con cui affrontare e apprezzare quest’evento, che speriamo abbia la risonanza che merita.